LA VITA DI UN NEONATO PREMATURO AL VILLAGGIO
Elena lavorava per una ONG internazionale slovacca chiamata MAGNA. Nel 2021 ha seguito due progetti di lotta contro la malnutrizione a livello comunitario in due province, il Kwango e la Tshuapa, vicino all’Equatore. Alla scritta di questo articolo, si occupava di due progetti di protezione dei minori vittime di violenza e conflitti armati, e di donne vittime di violenza, nella regione del Kasai.
Durante una delle sue ultime missioni a Kwango, nel territorio di Maziamu, Elena ha incontrato una coppia. Ecco cosa ha scritto due settimane dopo quell’incontro:
Quel giorno, Elena era tornata a Maziamu, all’Ospedale di Referenza del Settore Maziamu, nel territorio di Feshi, a 240 km da Kikwit e 670 km da Kinshasa, nella provincia di Kwango. Era arrivata intorno alle 10:45 (in ritardo, come spesso le accadeva durante le missioni). Scese in fretta dalla jeep, la prima volta che il veicolo la seguiva in missione fin dalla capitale, per consegnare del materiale all’infermiera titolare. La salutò, le chiese come stava, scambiando le consuete domande sull’andamento del progetto. Mentre salutava alcuni bambini, attratti dal suo colore di pelle, notò un piccolo essere avvolto in una coperta di pile tra alcune donne.
Quel piccolo essere era Decision, una neonata di tre mesi che pesava solo 3 kg. Decision aveva percorso 18 km, avvolta nella coperta della madre e accompagnata dal padre, per raggiungere l’ospedale, nella speranza di capire perché, da una settimana, soffriva di dissenteria. Respirava affannosamente, lottando per ogni respiro, cercando di afferrare le ultime tracce di aria nella sua breve esistenza.
Decision, molto probabilmente nata prematura, non aveva ricevuto alcuna diagnosi precisa, poiché nessuno in quel luogo poteva stabilirlo. Non c’erano incubatrici, né supporti medici adeguati, né medicine specifiche; c’era solo tanta speranza. Speranza che la piccola potesse vivere ancora un po’.
Elena guardò la madre di Decision, una ragazza di appena 18 o 19 anni, e la lodò per il nome scelto. Le fece i complimenti per il coraggio di mettere al mondo quella piccola creatura e per essere arrivata fino in ospedale. Poi, rivolgendosi a entrambi i genitori, pronunciò due semplici parole: “Siate forti.”
Elena si alzò con il cuore pesante, il mal di pancia, e le lacrime che cercava di trattenere. Si recò dall’infermiera e le chiese quanto pesasse Decision alla nascita, ma non ci fu risposta: la piccola non era nata in ospedale. Elena le consigliò di non dare false speranze, poi si ritirò.
Decision, con la sua piccola presenza, aveva riportato alla mente di Elena molte riflessioni in quei brevi istanti. E ora, attraverso il suo racconto, Elena voleva condividerle: ringraziamo ogni giorno, per tutto ciò che abbiamo e diamo per scontato. Ringraziamo per essere nati in un luogo dove c’era una neonatologia, un ospedale pronto a tenerci in vita.
Elena è convinta che, nel momento in cui scriveva queste parole, Decision fosse già volata in cielo, ma era certa che quell’incontro avrebbe lasciato un segno profondo nei pensieri e nelle azioni di molte persone.