Abbiamo conosciuto Rebecca grazie ad una segnalazione di un amico italiano che abita a Kinshasa. Quando l’abbiamo vista per la prima volta, abbiamo controllato che respirasse ancora, e non riuscivamo a spostare le sue gambe perché non avevamo guanti con noi ed era troppo sporca. Così con un pezzo di tessuto come guanto sono riuscita a vedere se aveva perdite o arti rotti.
Torno verso Merveille e gli dico, ‘prova tu, non risponde ad alcuna domanda nemmeno in lingala’. Merveille ha una capacità naturale di relazionarsi con i bambini e i ragazzi di strada, è la sua chiamata. Si avvicina, la guarda negli occhi, spenti e tristi e capisce dalle poche parole che sussurra che ha male al basso ventre e una caviglia (Foto 1).
Ritorna verso di me e dice semplicemente ‘Chiama Aristotele, l’ambulanza del Cenacolo deve arrivare il prima possibile’.
Vincent ragazzo del Cenacolo, arriva a Kingabwa intorno alle 9 del mattino dopo. Successivamente mi dirà che non si ricorda di aver trovato un bambino di strada cosi’ sporco e pieno di mosche. La fanno lavare, grazie al mio amico che le apre una doccia per i suoi dipendenti. La fanno vestire, sempre grazie a questo amico che le da una tenuta delle sue ragazze che lavorano come donne delle pulizie; nella notte non ero riuscita a recuperare dei vestiti della sua taglia e il mercato era già chiuso. Avevo dato solo qualche asciugamano a Vincent per cercare di pulirla. La caricano sull’ambulanza. (Foto 2)
Primo ospedale, la rifiutano perché non prendono casi simili. Un ospedale della Diocesi di Kinshasa, un buono ospedale per i Congolesi, volevavo che potesse avere le cure adatte al suo caso.
Secondo ospedale, un po’ più distante dal centro, la accettano. E’ rimasta UNA settimana alle urgenze: lesioni diverse dovute a violenze sessuali, infezione a livello dei polmoni e perdite. 14 anni, stimati.
14 anni.
Il pomeriggio le preparo un pacco per l’ospedale grazie alle donazioni ricevute compro: vestiti, lenzuola, pagne, asciugamani, secchio, sapone, spazzolino, assorbenti, salviette, fazzoletti, piccolo specchio, pettine e ciabatte. Aggiungo un po’ di latte, zucchero e te per il mattino.
La seconda settimana la passa in reparto, sorride. Chiede da mangiare, chiacchiera poco e dimostra sempre problemi cognitivi: un ritardo mentale o una crisi post violenza, è frequente nelle donne vittime di violenza.
Durante la terza settimana troviamo un centro dalle Suore di Maria Teresa di Calcutta che hanno una parte dedicata alle ragazze con ritardi psichiatrici. Dicono di avere posto e nel mentre ci prepariamo per pagare la fattura. Grazie alle donazioni ricevute siamo riusciti a pagare la sua fattura.
A Kinshasa: NON esiste sistema sanitario; NON esiste welfare State; NON esiste il pronto soccorso gratuito; NON esiste assistenza a vittime di abusi gratuita; NON esiste il lenzuolo sul letto dell’ospedale; NON esistono i pasti all’ospedale; NON esiste fare una puntura o prendere una pastiglia gratis, prima si paga poi ti curano; NON esiste sopravvivere se non paghi.
È viva.
È rinata.
È sorridente.
Dopo aver fatto quattro mesi al centro, gli educatori hanno ritrovato la sua famiglia e oggi vive con suo Zio. Noi continuiamo ad aiutarla dandole un pacco viveri al mese: farina, zucchero, latte, olio, riso. Una piccola contribuzione per ringraziare suo zio che ha deciso di prenderla con sé. Rebecca è viva, e questo è semplicemente magnifico.
Grazie a chi le è stato vicino e a chi ci starà nell’avvenire.